mercoledì 30 novembre 2011
Hai mai provato con un bagno al fiume?
Consigli della nonna 2.0
E' interessante la riflessione da cui scaturiscono i Grandmother Tips, i consigli che l'artista grafico Chacho Puebla vorrebbe gli fossero stati dati a suo tempo dalla nonna.
A esser realisti non è così prematuro prepararsi già al momento in cui noi, ovvero la generazione cresciuta seduta davanti a un modem più che in piazzetta, dovremo chiamare a rapporto figli o nipotini e consigliare loro di non accettare richieste di amicizia da chiunque su facebook.
(♫) Chicks on Speed - Myspace
domenica 27 novembre 2011
Better off dead than sold
Tra le istantanee di paesaggi guardati dal finestrino, di volti felici raccolti in giro, di canzoni e risate vissute vicino alla gang classica, c'è una piccola cosa, un graffio esile che rimane tatuato dentro. Sono cinque parole che riassumono lo spirito della band senza possibilità di aggiunte, una frase che rimbalza in un flipper emozionale tra testa e cuore e rimane sospesa in gola quando passa da lì, un rovente magone che non vorrei svanisse per ora.
giovedì 17 novembre 2011
L'amore ai tempi del tour bus
Hello Sadness, il nuovo album dei Los Campesinos ammetto di non averlo ancora ascoltato anzi, cosa più grave, non muoio dalla voglia di farlo.
La testimonianza in prima persona, intitolata Female Musicians Never Get Laid, scritta da Ellen, la bassista della band indiepop gallese, invece l'ho trovata interessante, non tanto per l'argomento sesso in sé, quando per lo stralcio di vita reale da musicista in tour offerto, con i problemi annessi, di relazione e anche, ehm, di spazio.
"You could attempt sex in a tour-bus bunk, but I once tried to undress a man in that coffin-sized bedroom, and it was just awful. He was a guitar player in a band that'd played at the same venue the night before, and I was a drunk who was seduced by his comment "Your hat is cute." We eventually passed out half-naked after repeatedly hitting our heads on the roof of the bunk and keeping the people around us awake with the sounds of our clumsy exploits." (Nerve.com)
Steve Albini kindergarten
Sembra sia un po' un check point obbligato per le band indie rock del momento cominciare a pettinarsi ordinati a partire dal secondo album (vedi Wavves, Real Estate, Smith Westerns). Mi chiedo cosa sia successo al casino stridulo, alle distorsioni a bassa fedeltà, al power rock con cui Cloud Nothings si era presentato al tempo del disco di debutto. Facile rispondere se ascolti la nuova No Future/No Past. Pensi subito "sì certo, gli ultimi Nirvana. Ci sta.", poi "oddio sì, e pure Steve Albini!". Viene dritto il paragone con i paladini del grunge e con il loro deus ex machina del suono (che a questo giro ha sul serio lavorato con Cloud Nothings), a sentire la pulizia vocale, il climax ascendente e il fragore organizzato del singolo che introduce il nuovo album, Attack Memory in uscita all'inizio del 2012 per Carparks. Non sono un grande fan di Dylan Baldi, il giovane punk di Cleveland a capo della band, ma non vedo l'ora di ricredermi.
Cloud Nothings - No Future/No Past
martedì 15 novembre 2011
Podcast interno
Per riprendere un po' le redini della baracca, e visto che quest'anno non l'avevo ancora fatto, rimbalzo l'ultimo podcast della trasmissione legata a questo blog. (O è il blog ad essere legato ad essa? Non ricordo più).
Tutte le puntate de La Belle Epop in radio le trovate ogni martedì tra i podcast di Vitaminic e sul blog del Thermos di Città Del Capo in compagnia degli altri programmi che settimanalmente riempiono la fascia serale del palinsesto della nostra radio bolognese. Se siete curiosi di sapere chi è il vincitore della copertina dell'ultima puntata andate a leggere le ultime news in casa Trovarobato: di lui, Mangiacassette, e del suo debutto intitolato Disco Interno, ne riparleremo presto.
giovedì 10 novembre 2011
martedì 8 novembre 2011
Don't look back Sailors
Non ho ancora avuto modo di scrivere da queste parti quanto negli ultimi mesi, dall'uscita dell'album Yes/Sun, abbia ascoltato e visto a ripetizione dal vivo i Welcome Back Sailors. La band reggiana è cresciuta a dismisura, dalle prime esibizioni a oggi i progressi sono talmente vistosi che viene da meravigliarsi come per la crescita di un bambino in ottima salute. Ed è paffuto, dalle gote rosso vivo, cammina e corre lungo rette sicure. Il duo ha affinato un live di elettronica fatta a mano, di effetti speciali artigianali, di legami tra un pezzo e l'altro che lì per lì nell'entusiasmo mi hanno fatto gridare daftpunk!, di salite e picchiate in climax come in un canovaccio teatrale, ogni volta con un elemento nuovo e improvviso ad arricchirne il plot. I synth e la voce di Danilo sono amalgamati e così saldati bene da reggere ogni tipo di sala (anche una da barba), le chitarre e le rifiniture ritmiche di Alessio con le sue movenze da Marr fanno da giusto contraltare e regolano gli equilibri di una coppia di musicisti di cui ovunque spero si alzi il volume sempre di più.
Stasera i Welcome Back Sailors suonano dal vivo a Bologna al Teatrino degli Illusi (evento fb), aprendo Sentireascoltare live on Tuesdays, una rassegna di concerti curata dalla webzine omonima. Il disco Yes/Sun oltre che al loro banchetto lo trovate anche sullo store di wwnbb collective.
lunedì 7 novembre 2011
L'utilità della carta: l'intervista a "inutile"
A luglio, invitato dai ragazzi di "inutile" a scrivere un report sul River Fever, il piccolo festival segreto sull'appennino modenese, accetto immediatamente la proposta nonostante non sia completamente conscio di dove il pezzo andrà a finire. Mi documento e scopro che l'opuscolo editoriale intitolato "inutile" è una realtà che esiste da diversi anni e si può sfogliare proprio con le dita perché è di carta. Dopo qualche mese e un sensibile cambio di formula da mensile a trimestrale, finalmente posso toccare "inutile" con mano. Non soddisfatto, voglio saperne ancora un po' di più e chiedo ad Alessandro Romeo, responsabile editoriale di "inutile", se gli va di fare una chiacchierata. Questo è il risultato.
Ci sarebbe scritto che è una rivista di narrativa, nata nel 2007, partita come un mensile con un formato simil-parrocchiale orrendo, e rimasta un mensile per un bel po' con un formato via via più bello (a misura di taschino di camicia, che spalancato diventava un poster) e infine è diventata un trimestrale di una trentina di pagine dove ci sono racconti, articoli, reportage, qualche recensione. Tutto questo continuando a vivere degli abbonamenti e con l'attività dell'associazione a cui la rivista è collegata.
- Chi scrive e chi ha scritto su "inutile"? Come vengono scelti gli autori?
Chiunque può mandarci i propri pezzi. Gli autori vengono scelti in base a quanto son belli i racconti che ci mandano. Se son belli li pubblichiamo, se sono così così mettiamo al lavoro gli autori dandogli qualche dritta, se son brutti gli spieghiamo perché non funzionano. In quest'ultimo caso entra in ballo la selezione naturale: c'è chi si arrabbia e non ci manda più nulla, c'è chi invece (la maggior parte) si mette al lavoro seriamente e piano piano migliora. Tutto secondo il nostro gusto, con tutti i limiti del caso, ma nella maniera più schietta possibile. Altri contributi li andiamo a chiedere noi a gente che seguiamo e che ci piace. È andata così per Daniel Wallace (l'autore di "Big Fish"), Sheila Heti (scrittrice canadese, non tradotta in Italia, ma si possono leggere alcune sue cose su McSweeney's) e Peppe Fiore (il cui ultimo libro è "La futura classe dirigente" di Minimum Fax). Idem per la collaborazione, ora conclusa, con Enzo e la Fagotta di Polaroid, che curavano una playlist mensile; e per Sara Pavan (la Diva del fumetto underground bolognese) tuttora curatrice su "inutile" di una rubrica sull'illustrazione, la grafica e il design.
- Una rivista di carta in un mondo che legge online, che dopo 46 numeri sceglie di rafforzare il rapporto con gli abbonati regalando loro l'anteprima della lettura: "inutile" è un tentativo di resistenza letteraria?
Nessuna resistenza. Stiamo in mezzo tra l'autopubblicazione anarchica e l'editoria ufficiale. E siamo in una posizione di continuità con entrambi gli estremi. Da un lato si argina con una selezione anche piuttosto severa di materiale, dall'altro con una comunicazione diretta e miratissima con l'editoria ufficiale: nel senso che all'interno di quest'ultima ci sono (anche) delle persone in gamba, professionali e di mentalità aperta a cui giriamo regolarmente i numeri cartacei e che ci chiedono di tanto in tanto se abbiamo in pentola qualche nome nuovo da tenere d'occhio. Pur facendo "inutile" nel tempo libero, senza guadagnarci una lira, non siamo ideologicamente underground o roba simile. Lo siamo di fatto, per necessità, ma non è una roba bella. Se ti occupi di narrativa essere underground è solo frustrante, quindi non ha senso esserlo con orgoglio: non è come per la musica o per il fumetto dove esiste un mercato alternativo a quello mainstream, che bene o male funziona. L'unica forma di resistenza è quella verso le trombonate. Ci piace fare il possibile per far capire che la letteratura non è solo Beckett o Pasolini, ma è anche fatta da gente con atrii e ventricoli in funzione, che ha il suo spessore e il suo stile e che non è su un piano diverso rispetto alla musica, al fumetto, ai videogiochi o al cinema.
- C'è veramente spazio per la letteratura su internet e ci sono i tempi giusti per la ricezione e la riflessione?
Per quanto riguarda la ricezione, stringerei il campo alla narrativa, che è il vero problema, dato che non produce informazione e dato che un racconto non può essere piegato alle esigenze di brevità e incisività di scrittura che pretende il web. Ad essere sincero non credo che il luogo migliore per leggere un racconto sia uno schermo: è evidente che la carta e gli e-book reader siano i supporti più adatti per la lettura. Però qualcuno disposto a farlo c'è, a patto che il racconto sia buono. E quindi perché no? Senza contare che si sta cominciando a diffondere, col solito ritardo rispetto ad altri paesi, la pratica di riversare i post che interessano su tablet ed e-reader. Quanto alla riflessione non ne farei una questione di "tempo". Fuori dal web non ci capita mai di avere così tanto tempo per riflettere su quello che si ha da dire come quando si lascia un commento in un blog o si scrive un post. Che poi la gente ne approfitti per dire cose sensate o meno è solo una questione di intelligenza personale.
- Mi è sempre piaciuto pensare che le mie riviste di carta preferite avessero un personaggio attuale o del passato, realmente e esistito o di finzione, come guida spirituale, santo protettore, padrino ispiratore. Quello di "inutile" chi sarebbe?
Senza dubbio Dave Eggers. Non c'è un motivo valido per fare una rivista letteraria qui da noi, come in qualunque parte del mondo, se non sognare di mettere in piedi qualcosa di anche solo lontanamente paragonabile a McSweeney's o a The Believer.
- E se dovessi pensare a un artista musicale indissolubilmente legato alla rivista, chi diresti? Che musica si ascolta ultimamente nella redazione di "inutile"?
E qui è un vero casino. Dunque, per spirito direi che la cosa cui assomigliamo di più è Joe Strummer. Non nella fase figa, con i Clash, ma in quella sfigatissima, quando suonava con i Mescaleros. In un documentario ho visto che prima di un concerto, nel pomeriggio, andava in giro a distribuire biglietti gratis e la gente non lo riconosceva o addirittura lo schivava, e lui ci rideva sopra. Quello è il mood giusto, sempre. Detto questo, va chiarito che i Mescaleros non li abbiamo mai ascoltati. Non vorrei che ci immaginaste a leggere poesie sudamericane a piedi scalzi attorno ad un falò. Quanto agli ascolti degli ultimi mesi: Matteo viene dal metal dei Savatage ma di recente si è preso una cotta per i New Pornographers e Neko Case, Nicolò ascolta i Justice, Giacomo in questo momento è a NewYork che cerca in tutti i modi di intervistare il suo alter ego Sufjan Stevens, io mi sono ammosciato tantissimo e riesco ad ascoltare solo Dente, Julian Lynch e i Califone, ma è colpa dell'autunno torinese; Marco, anche se non ci sentiamo da mesi, avrà di sicuro Jeff Tweedy in cuffia; Nando qualche nordico, o gli Sexi Sushi. In ogni caso il nostro fornitore di fiducia e Alessandro Milanese, che nella sua vita precedente lavorava nella distribuzione: è pieno di aneddoti e ne sa a pacchi. Le recensioni sono tutte appaltate a lui.
venerdì 4 novembre 2011
Call it Album Release Party
A Classic Education stasera presentano al Covo il loro nuovo primo album sulla lunga distanza, il infuocato Call It Blazing, già sugli scaffali e nei negozi online dei due emisferi del globo grazie alle etichette italiane La Tempesta e Tannen, l'americana Lefse e la giapponese Moor Works.
Ad aprire il concerto degli italo-canadesi ci saranno i Be Forest, gli orsacchiotti polari di casa wwnbb.
A seguire i due live, Enzo Polaroid Baruffaldi e il sottoscritto a mettere una tonnellata di dischi per far ballare il gate 2. Il compagno di consolle dirà di certo "ci si vede a banco", io gli rispondo "occhio, scotterà anche quello".
A Classic Education - Baby, It's Fine
A Classic Education - Forever Boy
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