domenica 30 gennaio 2011

La favola di Ariel Pink e il coro dei bambini

La favola di Ariel Pink è talmente popolare che ormai viene raccontata ai bambini delle scuole elementari americane. Se poi questi la rielaborano e la cantano come il più facile e dolce canto di Natale, allora che si cambi pure il titolo ne "Il miracolo di Ariel Pink".



"The kids learned and recorded this after only 2 practices, despite the fact that there are some incredibly difficult changes in the song! So proud of them for the heartrending and stoic delivery, and truly taking this song in a whole different direction. Still impressed after all these years at how these children truly know how to interpret a song and make it their own." [PS22 Chorus]

martedì 25 gennaio 2011

Dall'ukulele all'RnB


Guardatelo, ve lo immaginereste mai con una camicia sgargiante sbottonata fino all'ombelico, rimare "With an ass like that" con "Don't forget" su una base di synth house, sexissimo in un club con i divanetti in latex, nei panni di un sudaticcio vocalist RnB anni Novanta?
La risposta, lo so, è no. Ma solo finché non date un ascolto qui.

(♫) Dent Sweat - I Don't Mind

L'alter ego di Dent May l'ho trovato su questo altrettanto improbabile e fantastico progetto intitolato The Report. Un magazine semestrale fotocopiato e rilegato a spirale come un libro di testo dell'università, a cui sono allegati cassettina c60 mixtape e dvd; ideato e curato da quel genio di Chocolate Bobka.

lunedì 24 gennaio 2011

I Lunetti e le gemelline

Devo ammettere che scrivere un live report con le foto di Elena aperte sul desktop è molto, molto più facile.

sabato 22 gennaio 2011

Introducing Horrible Present


Qualche mese fa è arrivato nella mailbox uno strano pacco regalo, l'unica firma nel biglietto diceva Horrible Present. Che strano modo di presentarsi, pensai, un po' come suonare a casa di sconosciuti, tendere la mano ed esordire con "Ciao, sono una brutta persona". Quello che poi c'era nel regalo provai subito a raccontarlo, del mittente invece feci finta di non sapere nulla. Da lì in poi i regali sono continuati (sono tutti qui), le canzoni sono aumentate,  sono comparsi dei video e persino una timida firma.

Ora in occasione della prima data dal vivo di Horrible Present, uno showcase oggi al Glue Clothings di Ravenna, ne ho approfittato per fare qualche domanda all'autore di tali gentilezze per saperne di più sulla sua attività di musicista e benefattore. Ecco qui un breve chiacchierata con Nicola Dona', il giovanotto dietro il progetto Horrible Present.



Ormai lo sanno tutti chi sei, ma se preferisci continuo a chiamarti Horrible Present.
- Il mistero su chi ci fosse dietro era uno scherzo che avevo fatto inizialmente ad alcuni amici e mi divertiva. Dopo poco tutti se ne sono accorti.

Come e quando precisamente nasce Horrible Present? Domanda classima ma con una condizione: non puoi rispondere "avevo l'hard disk pieno di robe mie registrate su garageband un po' per noia un po' per caso".
- Horrible present nasce a meta' del 2010. Mi sono trovato con un paio di demo che suonavano molto poco "Calorifero" - per quanto con i caloriferi non abbiamo mai avuto un genere ben definito. Forse la differenza sta proprio qui. Horrible Present ruota attorno ad alcuni punti cardine. Esiste una sorta di decalogo. In ogni caso la genesi non e' stata tanto diversa da quella di altri progetti a cui ho partecipato o in cui suono ancora.

Dai primi demo con un rumoroso lo-fi, nei successivi si sentono altri suoni, alcuni molto elettronici, altri nitidamente acustici e pop. Come descriveresti la tua musica a una persona che non sia molto aggiornate sul panorama musicale attuale?
- E' ancora troppo presto per descrivere o incanalare Horrible Present. Per il momento e' una scelta di suoni. Io vorrei che fosse tutto molto elettronico, in realta' dopo le prime prove il live sembrerebbe molto noisy e pieno di loops. Insieme al videomaker Francesco Mancin (Cake By Cake) abbiamo ragionato molto sui videoclip e sui video da proiettare durante lo show. L'immagine ha un ruolo fondamentale nel progetto. Colgo l'occasione per ringraziare oltre a Francesco (che ha pure disegnato le prime venti magliette in limited edition) anche Lucio Pellacani, Paolo Di Lucente, Jasmine Bertucci per le foto e Frank De Leon-Jones per il supporto visual.



Horrible Present è una nuova creatura, pensi che si troverà bene a crescere in Italia? O hai in mente altro, forse l'hai già iscritto a una scuola privata americana?
- Mmh bocche cucite. Diciamo che essendo io da solo, Horrible Present mi sta un po' seguendo nel mio vagabondare.

Sabato c'è la tua data zero, il primo live di sempre. Horrible Present quante persone coinvolge nella scrittura, nelle registrazioni e sul palco?
- Sarebbe bello rispondere dicendo che coinvolge una piccola orchestra, delle coriste gospel, un timpanista, una pianista...
In realta' per il problema di cui sopra e per il fatto che vagabondare vuol dire anche muoversi tanto e in povertà, per il momento sono da solo. Mi piacerebbe sfruttare questo aspetto e lavorare molto con i featurings.

Cosa ci sarà di nuovo prossimamente?
- Ah boh, vediamo dopo la prima data di oggi...




                       

giovedì 20 gennaio 2011

La favola di Ariel Pink e la tv nazionale



Che quello squilibrato di Ariel Pink suoni in diretta nazionale al Jimmy Fallon’s show e lo faccia conciato come la sorella di Kurt Cobain è o no la più bella storia a lieto fine dai tempi della vostra fiaba preferita dell'infanzia?

(♫) Ariel Pink's Haunted Graffiti - Round And Round
[via]

mercoledì 19 gennaio 2011

I certainly didn't grow up with those bands

"Then I heard Pavement for the first time and sort of just shat myself-- that was literally one of the best experiences ever. [...] no one around me seemed to be talking about them at school. It may not be the best way to look at things, but you do get excited about things that aren't everywhere. Pavement both did and didn't really sound like music that I'd heard before-- listening to them makes you want to be in a band."

Gente talmente giovane e di talento che poco ci manca che prima fa il botto e poi ascolta le band storiche da cui è stata influenzata.
Pitchfork intervista da vicino Daniel Blumberg degli Yuck.

martedì 18 gennaio 2011

Di suoni, di Puglia

Arrivo un po' lungo ma ci tenevo a segnalare anche qui la prima di una serie di compilation assemblate da Odelay, Il Mondo di Hameluk, composta da "piccoli grandi artisti del suono condannati dalla cicogna che li ha fatti nascere nel Salento e non nelle grandi città della musica" e presentata come "la risposta di Odelay a Puglia Sounds".

Se non conoscete Odelay vi dico in breve che è un collettivo di ragazzi di base in Salento che organizza cose e valorizza gente in ambito musicale, spesso salentina, molto più spesso semplicemente brava.
Puglia Sounds invece è questa cosa qui a proposito della quale qualche tempo fa c'è stato un interessante scambio di email con Rico, una delle menti di Odelay già braccio rullante dei Thousand Millions. Da parte del sottoscritto c'è uno scetticismo totale sull'iniziativa iper-istituzionale, sulla presenza prezzemolina del governatore Vendola, sulla scelta degli artisti coinvolti.
Il punto di vista di Rico invece più aperto: "è una cosa istituzionale, cioè per tutti, perché a fare una cosa di nicchia non la capirebbe ancora nessuno. In generale è una serie di iniziative intelligenti, come lo spettacolo su Nick Drake, che può realmente giovare anche alla musica indipendente pugliese".

Ma la verità è che quando scoperto e ascoltato questa prima raccolta di brani ho esultato con una grassa risata, proprio perché per quanto microscopica possa suonare, rappresenta proprio quello che Rico mi prometteva qualche mese prima "un'operazione in piccolissimo, per l'indie salentino, ma con la gente che diciamo noi. Se va in porto la cosa non ci vergogneremo di dire pubblicamente che quegli artisti, nonostante la condivisibilità dell'operazione di Puglia Sounds, ci fanno sempre un po' schifo."

Il mondo di Hameluk by Odelaymusic

lunedì 3 gennaio 2011

I'm gonna head for Box Elder

Purtroppo i Box Elders non prendono il loro nome dalla canzone dei Pavement ma dagli animaletti. Due fratelli ventenni dall'aria hippie e stralunata a cui bastano appena cinque minuti per infilare due bombette, forse anche tre. Non per niente sono già stati in tour con Jay Reatard e Black Lips. Dopo Alice And Friends, album del 2009 dal sound decisamente garage, è uscito un recente singolo a tinte indiepop su Hozac e chitarre lo-fi che sarebbero andate benissimo anche per il catalogo di Slumberland. Entrambi i lati sono in download qui sotto. E poi sono di Omaha, nel Nebraska, e ieri sera ho visto un film bello e molto triste, ambientato proprio tra le nuvole e Omaha.

(♫) Box Elders - Plenty Of Room At The Bottom
(♫) Box Elders - Tiny Sioux

Be happy in eleven