lunedì 31 ottobre 2011
Pumpkin as me
mercoledì 26 ottobre 2011
Summer Camp here we come
[photo]
Continua il mio personale love affair con i Summer Camp. Oggi vi porgo, via LessTv (ricordatevi di seguirla su Città Del Capo ogni lunedì sera), il video del singolo Down (ne avevamo parlato qui): una festa di Halloween in scene in loop, una gif dietro l'altra in pratica, lo stato dell'arte della fotografia ai tempi di tumblr.La sorpresa, proprio mentre scrivo, è lo streaming dell'intero album Welcome To Condale (ne avevamo parlato qui), sul Guardian e Prefix. Preparate i fazzoletti, ascoltatarlo è un po' come riguardare al buio il filmino delle vostre vacanze del lontano 19*9.
martedì 25 ottobre 2011
TWERPS!
Twerp: A younger kid that is an annoying pest. (Urban Dictionary)
La cosa più bella della scorsa settimana è arrivata a quasi tempo scaduto, in una pigra domenica pomeriggio. E' planata dopo un lungo viaggio partito dall'Australia nel 2008 e poi, finita nelle mani di quei sognatori applicati alla discografia indipendente di Underwater Peoples, è arrivata a noi. E' il disco d'esordio dei Twerps, quattro "fastidiose piccole pesti" che tengono insieme con lo spago più sfilacciato che potete immaginare il kiwi pop (la Nuova Zelanda si può ammirare molto bene dal molo di Melbourne), le proverbiali chitarre a bassa fedeltà dei Novanta e secchiate di malinconia da Smiths o Wedding Present. I Twerps suonano ogni canzone come fosse l'ultima e stessero già per congedarsi in silenzio dalle scene, con una devastante gentilezza, da un angolo di mondo che non intersecherai mai se non sai dov'è nascosto, un posto dove nessun rivista musicale ti guiderà mai con troppo entusiasmo. Da dovunque li guardi sono vulnerabili: voci instabili, cori avvinazzati, rime incompiute, chitarre storte, un passo che inciampa nelle code strumentali, riferimenti al passato ingenuamente telefonati, tanta, troppa sincerità per essere veri. Un disco che pensi subito a che posto piazzare tra i migliori dell'anno, con cui addormentarti stanco e svegliarti presto al mattino, da sperare che sia lungo tre mesi e più, da non voler uscire più di casa, nell'attesa che, finito l'ultimo brano, sia andato via per sempre anche il freddo.
Twerps - Twerps
La cosa più bella della scorsa settimana è arrivata a quasi tempo scaduto, in una pigra domenica pomeriggio. E' planata dopo un lungo viaggio partito dall'Australia nel 2008 e poi, finita nelle mani di quei sognatori applicati alla discografia indipendente di Underwater Peoples, è arrivata a noi. E' il disco d'esordio dei Twerps, quattro "fastidiose piccole pesti" che tengono insieme con lo spago più sfilacciato che potete immaginare il kiwi pop (la Nuova Zelanda si può ammirare molto bene dal molo di Melbourne), le proverbiali chitarre a bassa fedeltà dei Novanta e secchiate di malinconia da Smiths o Wedding Present. I Twerps suonano ogni canzone come fosse l'ultima e stessero già per congedarsi in silenzio dalle scene, con una devastante gentilezza, da un angolo di mondo che non intersecherai mai se non sai dov'è nascosto, un posto dove nessun rivista musicale ti guiderà mai con troppo entusiasmo. Da dovunque li guardi sono vulnerabili: voci instabili, cori avvinazzati, rime incompiute, chitarre storte, un passo che inciampa nelle code strumentali, riferimenti al passato ingenuamente telefonati, tanta, troppa sincerità per essere veri. Un disco che pensi subito a che posto piazzare tra i migliori dell'anno, con cui addormentarti stanco e svegliarti presto al mattino, da sperare che sia lungo tre mesi e più, da non voler uscire più di casa, nell'attesa che, finito l'ultimo brano, sia andato via per sempre anche il freddo.
Twerps - Twerps
venerdì 21 ottobre 2011
Nata nell'89 intervista I Cani
In occasione della doppia data de I Cani al Covo Club di Bologna ho pensato di fare una chiacchierata con il titolare della band. Ho chiesto di svolgere però il divertente compito a una ragazza nata nell'89, Elena "Infetta" Mariani. Contavo in una intervista a mente fredda, a distanza dal boato dell'uscita dell'album, Il sorprendente album d'esordio de I Cani, rilassante come una sosta lungo l'autostrada del sole, nel mezzo di questo primo tour del gruppo romano, molto atteso in tutta la nazione. In realtà la nostra Infetta è un peperino e, nonostante le mie raccomandazioni, alla fine il dibattito l'ha accesso. Ma lascio a lei la parola...
De I Cani ho sentito parlare la prima volta nel luglio 2010, proprio prima delle vacanze. Scaricai "I pariolini di 18 anni" dalla compila di Rockit.it ed impazzii dal primo istante. Questo è il mio inizio, ma è un po' quello di tutti i fan de I Cani.
I Cani sono diventati la band più ricercata ed acclamata del web e dell'editoria italiana. Chi sono i Cani? Che mangiano 'sti Cani? Dove stanno 'sti Cani? Poi l'annunciazione.
Come la luce che sprigionò l'Arcangelo Gabriele sul corpo vergine di Maria, I Cani si mostrarono al pubblico della domenica al Mi Ami Festival. Innumerevoli furono le interviste a I Cani: sulla loro musica, su ciò che li ispira, sui film, sulla letteratura, sul loro nome, etc etc.
Così, quando Federico (compagno di merende su Vitaminic e sostenitore del mio stile ghetto-maccheronico) mi ha chiesto di pensare a una possibile mia intervista a I Cani, risposi candidamente "Io? Cosa dovrei chiedergli? Senza contare che sono del tanto odiato anno '89, voglio davvero sentirlo ringhiare?"
Così, essendo la mia prima intervista, ho pensato di prenderla da pari. Da esordiente ad esordiente, da citazionista a citazionista, da osservatrice ad osservatore.
Questo è quello che ne è venuto fuori:
- Io ero presente al vostro primo concerto al Mi Ami e mi è sembrato di far parte di un avvenimento speciale. La collinetta gremita di fans, i giovanissimi con scritto I CANI sulla fronte fatta con il pennarello nero, quelli più grandi che facevamo paragoni, i curiosi e gli storcianaso. Come avete vissuto quel primo momento di realtà come progetto musicale? Quando ti sei tolto il sacchetto dalla testa (momento che mi sono persa a causa del mio metro e mezzo scarso) c'è stato un boato di flash e risatine, ti sei sentito un po' come Justin al Super Bowl quando fa magicamente apparire il seno di Janet Jackson?
Sinceramente in quel momento mi stavo solo cagando sotto terribilmente, visto che sono una persona abbastanza facile all'ansia e credo che quella situazione avrebbe agitato chiunque. Esibirsi per la prima volta di fronte a così tanta gente è abbastanza raro, in genere quello che succede è che un gruppo inizia a costruirsi una base di pubblico con i concerti e cresce piano piano, invece noi siamo partiti subito con un concerto "grosso". Le incognite tra l'altro erano tantissime sia a livello emotivo che tecnico. Mentre montavo il palco mi tremavano le mani. Quindi a dire il vero il momento in cui mi sono tolto la busta non me lo sono "goduto" particolarmente, ero solo terrorizzato, ma ricordo il piacere di riuscire a respirare liberamente.
- Oltre all'album, "sorprendente" è il modo con cui hai cercato di superare il problema "immagine del gruppo", celando cioè la tua identità. Permettimi di raccontarti un aneddoto. Quando avevo 16 anni ero innamorata di un mio amico, ma non volevo si sapesse. Ero solita disegnare le disavventure che mi succedevano e lui veniva sempre raffigurato con un sacchetto di carta in testa, perché non volevo che le mie amiche facessero domande. In realtà coprendolo ho ottenuto l'effetto contrario, cioè una grande curiosità. Al di là del patetismo dei miei 16 anni, direi che con voi è successa la stessa cosa, no?
Sì, è successa la stessa cosa e devo ammettere di essere stato ingenuo a 24 anni quanto tu lo sei stata a 16. Da una parte non me ne pento, perché l'idea di diventare un personaggio dell'indie italiano con migliaia di amici su facebook continua a terrorizzarmi, dall'altra mi rendo conto che in questo modo ho aumentato la curiosità e dato uno strumento in più a chi mi vuole insultare: un fenomeno che mi inquieta abbastanza è che in molti degli insulti che sono girati su internet viene usato il mio nome e cognome, probabilmente proprio perché ho detto che è una cosa su cui mi sento vulnerabile.
- La trovata del sacchetto in testa, l'impossibilità di riconoscersi nell'immagine del cantante, ma solo nei testi, ha davvero sorpreso il pubblico. O meglio, ha sorpreso molto qui, in Italia, però in realtà la potenza del valore dell'anonimato lo ritroviamo in musica con i Residents, in letteratura con Thomas Pynchon e anche nella moda con Martin Margiela.
Secondo te perché ha stupito così tanto? Ragionare sulla tua immagine mi porta a riflettere su un problema laterale della scena della musica italiana: secondo te perché, in Italia, i musicisti si ostinano a fregarsene dell'immagine? Perché non si riesce ad associare l'idea che la cura di un'immagine coerente aumenti la potenza del gruppo, della musica e del messaggio? Di che cosa ci si vergogna?
Riguardo alla storia dell'anonimato penso una cosa abbastanza cinica, ovvero che avuto come principale effetto collaterale "positivo" quello di dare qualcosa da scrivere ai giornali generalisti. Mi piace pensare che per il pubblico, invece, quello che abbia contato siano state le canzoni e che l'anonimato sia solo un aspetto incidentale. Per quanto riguarda i gruppi italiani, non ho l'impressione che curino poco l'immagine quanto che la curino male: raramente ci sono delle buone idee dietro, e ancor più raramente queste idee possiedono quell'insieme di radicalità e spontaneità che le rende funzionanti. D'altra parte non credo che l'immagine possa salvare un progetto musicale poco interessante, quindi credo che il problema nella maggior parte dei casi sia una scarsità di idee a priori.
- Sempre a quel famoso primo concerto, mi ricordo che ci si riferiva a te come il nuovo SILVIO MUCCINO della scena romana. Prima di vomitarmi addosso, riflettiamo sull'accaduto. Parlavamo ovviamente del primo Silvio Muccino, quello poco radical chic, che recitava in "Come te nessuno mai" che è un film che ha fatto scuola nel far capire le divisioni sociali tra gli adolescenti. Per esempio: io ricordo molto bene la scena in cui Silvio e Ponzo racchiudono, in un minuto e mezzo di girato, l'intera questione sul vestiario dei giovani a Roma. Una spiegazione facile e pulita. Ti senti un po' come Silvio e Ponzo in quel minuto e mezzo? Capace di raccontare una scena romana (ma che alla fine, con nomi diversi, è nazionale) che fa ridere e annuire chi ne è dentro e chiarire le idee a chi ne è completamente fuori?
Il merito di quella scena è che non tratta "i giovani d'oggi" come una massa informe di cui parlare in termini generici, ma fa lo sforzo di operare alcune distinzioni, per quanto si tratti di distinzioni abbastanza scontate per qualsiasi adolescente romano di quegli anni. Secondo me in generale riuscire a dire tre o quattro cose obiettive su un tema che si conosce bene (per quanto sia un tema "piccolo" come le mode degli adolescenti romani di fine anni '90) può valere molto di più del cercare di dare risposte definitive alle grandi domande universali (con il relativo rischio di dire banalità). Purtroppo molta cultura italiana invece ha la tendenza a fare questo polpettone melodrammatico in cui si mette dentro politica, esistenzialismo, passatismo e retorica dei buoni sentimenti. Io preferisco dire un paio di cose a proposito del mio quartiere di cui sono ragionevolmente certo.
De I Cani ho sentito parlare la prima volta nel luglio 2010, proprio prima delle vacanze. Scaricai "I pariolini di 18 anni" dalla compila di Rockit.it ed impazzii dal primo istante. Questo è il mio inizio, ma è un po' quello di tutti i fan de I Cani.
I Cani sono diventati la band più ricercata ed acclamata del web e dell'editoria italiana. Chi sono i Cani? Che mangiano 'sti Cani? Dove stanno 'sti Cani? Poi l'annunciazione.
Come la luce che sprigionò l'Arcangelo Gabriele sul corpo vergine di Maria, I Cani si mostrarono al pubblico della domenica al Mi Ami Festival. Innumerevoli furono le interviste a I Cani: sulla loro musica, su ciò che li ispira, sui film, sulla letteratura, sul loro nome, etc etc.
Così, quando Federico (compagno di merende su Vitaminic e sostenitore del mio stile ghetto-maccheronico) mi ha chiesto di pensare a una possibile mia intervista a I Cani, risposi candidamente "Io? Cosa dovrei chiedergli? Senza contare che sono del tanto odiato anno '89, voglio davvero sentirlo ringhiare?"
Così, essendo la mia prima intervista, ho pensato di prenderla da pari. Da esordiente ad esordiente, da citazionista a citazionista, da osservatrice ad osservatore.
Questo è quello che ne è venuto fuori:
- Io ero presente al vostro primo concerto al Mi Ami e mi è sembrato di far parte di un avvenimento speciale. La collinetta gremita di fans, i giovanissimi con scritto I CANI sulla fronte fatta con il pennarello nero, quelli più grandi che facevamo paragoni, i curiosi e gli storcianaso. Come avete vissuto quel primo momento di realtà come progetto musicale? Quando ti sei tolto il sacchetto dalla testa (momento che mi sono persa a causa del mio metro e mezzo scarso) c'è stato un boato di flash e risatine, ti sei sentito un po' come Justin al Super Bowl quando fa magicamente apparire il seno di Janet Jackson?
Sinceramente in quel momento mi stavo solo cagando sotto terribilmente, visto che sono una persona abbastanza facile all'ansia e credo che quella situazione avrebbe agitato chiunque. Esibirsi per la prima volta di fronte a così tanta gente è abbastanza raro, in genere quello che succede è che un gruppo inizia a costruirsi una base di pubblico con i concerti e cresce piano piano, invece noi siamo partiti subito con un concerto "grosso". Le incognite tra l'altro erano tantissime sia a livello emotivo che tecnico. Mentre montavo il palco mi tremavano le mani. Quindi a dire il vero il momento in cui mi sono tolto la busta non me lo sono "goduto" particolarmente, ero solo terrorizzato, ma ricordo il piacere di riuscire a respirare liberamente.
- Oltre all'album, "sorprendente" è il modo con cui hai cercato di superare il problema "immagine del gruppo", celando cioè la tua identità. Permettimi di raccontarti un aneddoto. Quando avevo 16 anni ero innamorata di un mio amico, ma non volevo si sapesse. Ero solita disegnare le disavventure che mi succedevano e lui veniva sempre raffigurato con un sacchetto di carta in testa, perché non volevo che le mie amiche facessero domande. In realtà coprendolo ho ottenuto l'effetto contrario, cioè una grande curiosità. Al di là del patetismo dei miei 16 anni, direi che con voi è successa la stessa cosa, no?
Sì, è successa la stessa cosa e devo ammettere di essere stato ingenuo a 24 anni quanto tu lo sei stata a 16. Da una parte non me ne pento, perché l'idea di diventare un personaggio dell'indie italiano con migliaia di amici su facebook continua a terrorizzarmi, dall'altra mi rendo conto che in questo modo ho aumentato la curiosità e dato uno strumento in più a chi mi vuole insultare: un fenomeno che mi inquieta abbastanza è che in molti degli insulti che sono girati su internet viene usato il mio nome e cognome, probabilmente proprio perché ho detto che è una cosa su cui mi sento vulnerabile.
[photo]
Riguardo alla storia dell'anonimato penso una cosa abbastanza cinica, ovvero che avuto come principale effetto collaterale "positivo" quello di dare qualcosa da scrivere ai giornali generalisti. Mi piace pensare che per il pubblico, invece, quello che abbia contato siano state le canzoni e che l'anonimato sia solo un aspetto incidentale. Per quanto riguarda i gruppi italiani, non ho l'impressione che curino poco l'immagine quanto che la curino male: raramente ci sono delle buone idee dietro, e ancor più raramente queste idee possiedono quell'insieme di radicalità e spontaneità che le rende funzionanti. D'altra parte non credo che l'immagine possa salvare un progetto musicale poco interessante, quindi credo che il problema nella maggior parte dei casi sia una scarsità di idee a priori.
- Sempre a quel famoso primo concerto, mi ricordo che ci si riferiva a te come il nuovo SILVIO MUCCINO della scena romana. Prima di vomitarmi addosso, riflettiamo sull'accaduto. Parlavamo ovviamente del primo Silvio Muccino, quello poco radical chic, che recitava in "Come te nessuno mai" che è un film che ha fatto scuola nel far capire le divisioni sociali tra gli adolescenti. Per esempio: io ricordo molto bene la scena in cui Silvio e Ponzo racchiudono, in un minuto e mezzo di girato, l'intera questione sul vestiario dei giovani a Roma. Una spiegazione facile e pulita. Ti senti un po' come Silvio e Ponzo in quel minuto e mezzo? Capace di raccontare una scena romana (ma che alla fine, con nomi diversi, è nazionale) che fa ridere e annuire chi ne è dentro e chiarire le idee a chi ne è completamente fuori?
Il merito di quella scena è che non tratta "i giovani d'oggi" come una massa informe di cui parlare in termini generici, ma fa lo sforzo di operare alcune distinzioni, per quanto si tratti di distinzioni abbastanza scontate per qualsiasi adolescente romano di quegli anni. Secondo me in generale riuscire a dire tre o quattro cose obiettive su un tema che si conosce bene (per quanto sia un tema "piccolo" come le mode degli adolescenti romani di fine anni '90) può valere molto di più del cercare di dare risposte definitive alle grandi domande universali (con il relativo rischio di dire banalità). Purtroppo molta cultura italiana invece ha la tendenza a fare questo polpettone melodrammatico in cui si mette dentro politica, esistenzialismo, passatismo e retorica dei buoni sentimenti. Io preferisco dire un paio di cose a proposito del mio quartiere di cui sono ragionevolmente certo.
giovedì 20 ottobre 2011
Ancora Summer Camp
In questi giorni il duo di Londra ha rilasciato Down, un nuovo brano in anteprima su Paste e lanciato anche un sito molto particolare all'interno del quale si trovano contenuti diversi, come una rivista, un blog fotografico e dei video di repertorio, che tratteggiano bene la scenografia attorno al quale dovrebbe girare il disco, Welcome To Condale. Suonando invece in session semi-acustica per il famoso Daytrotter, lavano via la malinconia patinata dei synth anni 80 e trasformano i brani del primo bellissimo Young EP in qualcosa di più artigianale e intimo. Persino la cover di Whole Wide World assume dimensioni da cameretta e non sembra la hit punk new wave che invece è.
Summer Camp - Down
martedì 18 ottobre 2011
Giacchetta di raso tutta la vita!
Drive, il film che sta sbancando i botteghini, unendo in sala tamarri e intellettuali d'essay e facendo gridare al capolavoro anche la mia vicina di casa ottuagenaria, ha come protagonisti un destabilizzante-per-l'eterosessualità-maschile Ryan Gosling e la sua giacchetta di raso con lo scorpione dorato intarsiato sul dorso. E' proprio sul singolare capo d'abbigliamento che verte questo interessantissimo articolo con intervista alla costumista del film, rimbalzato dalle pagine del sito di ESPN sui miei shared di gReader. E noi ci siamo scatenati con i commenti: Enzo cerca conforto nella Donna Di Prestigio, Anna di Sunday Girl tira in mezzo Jonathan Pierce dei Drums, cita me come unico estimatore "di una tamarrata del genere" e mi regala la gif animata qui sopra.
L'argomento si complica ora dopo ora, feed dopo feed.
Ora che i bomber di satin torneranno di moda, smetteranno gli haters di prendere in giro il look del frontman del gruppo di Brooklyn?
E Gosling, che già suona in una band, avrà mica in mente di imitare Pierce sul palco, o peggio, proporgli un side-project?
Le risposte a queste domande (forse) le avrete oggi in diretta in una puntata speciale di "polaroid alla radio", con Horrible Present a suonare dal vivo, a cui non voglio proprio mancare!
College feat. Electric Youth - A Real Hero
College ft/ Electric Youth - A Real Hero (MegaMan and Panic City remix)
lunedì 17 ottobre 2011
Jarvis Cocker rappresentante d'istituto
Niente interviste sulle reti nazionali, reading nel centro di Londra o anteprime sulle pagine di NME. Per presentare il suo primo libro, Mother, Brother, Lover, la prima raccolta di testi dei Pulp con i suoi commenti, Jarvis Cocker dei Pulp ha scelto l'aula magna della The City School, la scuola di Sheffield dove per la prima volta, nel '78, ancora studente, con i Pulp aveva tenuto il suo primo live. Proprio davanti a un pubblico di sbarbi - chissà quanto consci della caratura del personaggio che li intratteneva -, Jarvis ha condiviso riflessioni sulla vita e la carriera da musicista e suonato un paio tra i primi pezzi composti in tenera età. L'occasione è stata buona per l'idolo del britpop anche per restituire alla biblioteca scolastica libri presi in prestito qualche decennio prima. Pare senza multe aggiuntive.
In realtà un'anteprima del libro c'è stata. Sulle pagine del Guardian si può leggere un bellissimo estratto.
venerdì 14 ottobre 2011
Maps V Party
Si conclude oggi la settimana di festeggiamenti del quinto compleanno di Maps. La trasmissione cardine dell'intrattenimento musicale pomeridiano di Radio Città Del Capo, in onda ogni giorno dalle 15.30 e nella quale ogni Lunedì mi ritrovo a far compagnia al maestro Francesco Locane e all'eminenza grigia Jonathan Clancy, stasera farà esplodere in festa il Covo per celebrare il suo quinto anno di attività.
Alla consolle del gate 2, dopo gli attesi live di Soviet Soviet e Welcome Back Sailors, ci sarà la squadra di Maps al completo a provare di riempire la pista e raccogliere richieste danzanti. Tutti gli ascoltatori sono invitati, ma soprattutto c'è tempo per loro di vincere le ultime due entrate gratuite insieme a una grossa manciata di dischi, telefonando in diretta e rispondendo a una facile domande proprio sui Soviet Soviet, la band pesarese che sarà intervistata in diretta. Tutte le info qui.
Come and say Hi Maps! Ma anche
giovedì 13 ottobre 2011
Stalking/Waiting for Jens
Unknown, Lincoln Hall, Chicago, 3 Ottobre
Pocketful of Money, Music Hall of Williamsburg, New York, 7 Ottobre
That's The Love Is, Ten City cover, con Geoffrey O'Connor, Music Hall of Williamsburg, New York, 7 Ottobre
--
Jens Lekman --
Milano, 27 Ottobre
mercoledì 12 ottobre 2011
Beneath The Reach Of Light
Dove, in che mondo parallelo, all'oscuro dell'esistenza del progetto solista del musicista americano di lungo corso Sam Cohen, ho vissuto, dal giorno dell'uscita di The Color, suo album di debutto sotto il moniker di Yellowbirds, fino ad oggi?
martedì 11 ottobre 2011
Zumutung!
"Una volta tutto quello che vedete qui intorno era indiepop, e noi, all'epoca, saremmo diventati leggende", sembrano cantarci tra le righe i gemelli Sandberg, mostrando dalla finestra della loro camera il panorama marrone di Glasgow. Titolari e leader bifronti di Wake The President, Erik e Bjorn sono i due fratelloni svedesi naturalizzati scozzesi che ci rapirono dal vivo nella chiesetta dell'Indietracks ai tempi dell'esordio You Can't Change That Boy. Li abbiamo rincontrati agli ultimi Indiepop Days berlinesi proprio mentre davano alle stampe il secondo album. In Zumutung! li ritroviamo più maturi e, tra i familiari She Fell Into My Arms e Elaine, ci lasciano anche il rock stretto di This Is New e cose meno immediate come Stockholm's Archipelago, dove l'atmosfera prevale sulla melodia e le code strumentali puntano verso un angolo della Scozia vicino al post-rock dei primi Mogway.
Sono giorni difficili tuttavia da quelle parti, e l'album risulta una vittoria a metà. Purtroppo Glasgow ha smesso di essere l'eldorado musicato dalle chitarre dei Delgados, i Belle and Sebastian non reggono più il ministero come una volta e persino Edwin Collins ha abbandonato la città e il ruolo di middle class pop hero per darsi a salotti londinesi più patinati e lavorare in studi di registrazione dove i giornalisti di NME sono fuori a fare la fila. Il miglior commento al disco credo sia proprio lo statuto - ripreso da Vic Godard - dell'etichetta che lo pubblica: "If things are tough, we can still picnic".
Wake the President - She Fell into my Arms
Wake the President - Elaine
venerdì 7 ottobre 2011
Zuni weekend
Il weekend ideale? Dal giovedì al lunedì e i restanti due giorni di riposo. Che poi è un po' ciò che si realizza questa settimana al circolo Zuni di Ferrara grazie a un programma fitto di dj set, concerti e mostre. Stasera c'è il sottoscritto a mettere un po' di dischi dall'ora dell'aperitivo con una selezione musicale dal controverso sottotitolo citazione "The Beatles were just a band". Sabato Vostok 1 dj set e domenica invece c'è il classico sunday gig di Zuni dove i pesaresi Be Forest, freschi di tour europeo, porteranno un freddo new-wave nella città estense. Grande attesa lunedì per i Telescopes, inglesi storici capostipiti dello space-shoegaze rock che rifanno, dopo averlo suonato anche all'ultimo ATP, l'intero album Taste. Tutti i concerti e dj set da Zuni cominciano alle 20 e sono gratuiti con tessera Arci.
Daft Punk Vs The Beatles - Something About Us Comes Together
giovedì 6 ottobre 2011
Open season
High Highs è una band di New York che si crogiola nelle stesse soffici melodie di Wild Nothing e macera nei medesimi pianti in acustico di Eliott Smith. Ha centellinato singoli con il passo corto che ha il corso delle cose più sofferte e sentite, con una lentezza che sa di naturale. Ma al contrario è la facilità con cui sembrano essere messe giù queste canzoni che mi fa pensare a un flusso unico che le lega. E' un tutt'uno separato nel tempo, che si frammenta se per un attimo lo perdi di vista. I quattro brani che compongono l'EP omonimo sono in uscita per la piccola Small Plates, etichetta gestita dai blog yvynyl e iguessimfloating. La copertina porta la firma della fotografa italiana Samantha Casolari.
Nonostante la leggera malinconia nelle canzoni degli High Highs è l'ultima cosa che ci vuole in queste giornate già abbastanza influenzate dal grigio, io non ho voglia di staccarmi dal loro miele.
High Highs - Ivy
sabato 1 ottobre 2011
Iscriviti a:
Post (Atom)