venerdì 15 luglio 2011
Onde uguale felicità totale: intervista ai Karibean
Dopo aver rischiato di suonare per intero in diretta alla radio Love, Tears and Spiritual Blessing e aspettato il giusto tempo per far decantare le loro canzoni nella testa, ho proposto una chiacchierata a Enrico Carletti, mente e voce dei Karibean. Il trio marchigiano ha autoprodotto cinque canzoni (e un video) mentre noi eravamo distratti da chissà cos'altro di frivolo, ce le ha lasciate nel posto giusto, sapendo dove erano le nostre cose, come gli amanti si lasciano bigliettini scritti a mano nel silenzio. La musica dei Karibean ha il sorriso calmo di chi la tempesta sa come affrontarla, l'ha superata mille volte e sa quanto è bello ciò che viene dopo. Se i Beach Boys hanno nipotini ovunque, noi abbiamo i Karibean.
Ciao Enrico, partiamo dall'inizio. Chi sono, come nascono i Karibean e il primo mini album?
I Karibean sono Corrado Verdolini che suona la chitarra e Luca Gobbi alla batteria. Poi ci sono io, Enrico Carletti, al basso e alla voce. Nasciamo ad agosto 2010 nella sala prove del Loop club, che è il posto dove abbiamo registrato l'album, e che Luca e Corrado gestiscono insieme ad altri amici. In questo locale spesso ci fermiamo per delle interminabili cene, in una di quelle serate matte ho lasciato a Corrado e Luca i testi e gli abbozzi di canzoni che avevo in mente. Alla fine abbiamo registrato nove tracce e da quelle ne abbiamo scelte cinque per questo primo Ep.
Il titolo "Love, Tears and Spiritual Blessing" riprende probabilmente tre immagini legate tra di loro. Non ho molti elementi che mi spingano ad usare il termine "concept album", per cui te lo chiedo: l'EP è tenuto insieme da un comune filo conduttore?
Fondamentalmente l'EP è stato un modo per esorcizzare un paio di situazioni seriamente dolorose e (a causa anche di esse) l'incapacità di riconoscere il bene che provava per me una persona a cui tenevo. Esatto, "concept" è esagerato, "filo conduttore" va benissimo. Se non avessi scritto questi brani forse avrei fatto la fine di Matteo Montesi, il matto del paese, su youtube ci sono dei suoi video che vi consiglio. Con Corrado e Luca poi ci conosciamo da molto tempo e sono due signori, nel senso proprio ottocentesco del termine: hanno capito e compreso subito il mio umore e quello che avevo in testa.
Chi ha ideato l'artwork? Sul fronte di copertina due corpi leggeri che svolazzano come aquiloni nel cielo terso, sul retro un rinoceronte pesante, fermo e immobile.
L'artwork è merito di Tania Padovan del Soulfulstyle, studio grafico di Treviso. La contattai la prima volta per il logo della Conerobeat, la crew di dj di cui facevo parte. Fece un lavoro splendido e capì subito le mie indicazioni. Per l'EP è stato un lavoro più lungo e complesso, anche se il risultato finale appare volutamente molto semplice. Abbiamo parlato per ore di deltaplani, alte vie dolomitiche, boschi, fasci di luce, rinoceronti, onde e eroi rivieraschi. Alla fine di questi deliri, spesso epistolari, mi ha mandato quello che vedete oggi. La prima parte più sospesa è un invito a volare leggeri e possibilmente accompagnati/amati su questo gran troiaio di mondo, un pò come quello slogan della Lacoste "Un peu d'air sur terre". Nel retro il rinoceronte, animale fortunato ma anche pesante e presente, a ricordare il dolore appena passato e il fatto che non tutti siamo i latifondisti progressisti della Lacoste.
Surfista, mente e braccio delle serate Cosmic Love, avvocato marchigiano che suona pop in una band. Pensavo che questi personaggi non esistessero più o vivessero solo sulle grandi coste del sogno americano. Con quali ascolti ti sei formato e qual è stato lo spintone che ti ha fatto fare i primi salti su un palco?
Ho lasciato sul nascere la strada dell'avvocatura, per fortuna. Gli ascolti penso quelli di molti nostri coetanei, dalle sbandate epocali per Ramones, Smiths, Pulp, Blur, Beck e Beach Boys, agli oldies, il 60's pop, nuggets, pebbles, fino a cose ancora più nerd. Cosmic Love è un po' la sintesi di quegli ascolti, così come per altri versi i Karibean. La vera fortuna è stata avere due zii folli e un babbo bassista in un locale gruppettino beat. Pensa che ancora oggi suono il suo basso, uno zerosette sunburst. Quanto agli zii, uno ha migliaia di vinili tra rock, pop e ambaradan vari, l'altro è professore di musica.
Dalle tue parti il surf è una religione solo per alcuni o esiste un vero e proprio esercito? Mi racconti della tua vita da surfista?
Dunque qui rischio di attaccarti un serio bottone, come Chunk dei Goonies quando deve confessare "tutto-tutto" alla banda Fratellis "su, bambinello cicciottello, raccontaci tutto!" e lui "ma tutto-tutto, sigh! allovra, in prvima elementavre...". Fino a circa cinque anni fa è stata una passione per pochi eletti. Un manipolo di appassionati che si gelavano le palle anche al primo di gennaio nelle acque adriatiche. Ultimamente purtroppo è esplosa una moda incontrollata, ma spesso tipica della stagione estiva. Sono quelli che noi chiamiamo i "plastic surfer". I poser del surf, per capirsi. Gente che segue le mode o le situazioni per paradigmi, se non per stagioni. Senza alcuna nozione nautica o naturalistica. Io e i miei amici spesso ci svegliamo alle cinque di mattina per prendere la condizione migliore della mareggiata. Ci telefoniamo alla prima foglia di vento che vola più violenta delle altre. Quando sappiamo che sta per entrare una bombarda di bassa pressione, a mezzanotte andiamo a fare un sopralluogo al porto o sui nostri spot preferiti per controllare l'andamento reale della perturbazione. I nostri umori in quei giorni sono altalenanti: onde uguale felicità totale, non onde uguale depressione. Siccome le onde le vediamo raramente, tante volte ci spostiamo e andiamo in Toscana, in Liguria o in Lazio.
I richiami al surf pop dei '60 nel disco quindi non sono una posa. Due coordinate sulla scena surf musicale in Italia? Un po' di name dropping, please.
Ricordo che rimasi folgorato da un numero di Bassa Fedeltà, il n.7 del 1998 per la precisione, dove c'era un bellissimo speciale sulla surf music con particolare attenzione all'Italia. Quel numero è stato per me la bibbia di queste cose e faceva finalmente chiarezza sulla questione "il surf in italia". L'articolo mi sembra si chiamasse "I nostri cavalloni". C'erano un sacco di riferimenti e nominate una infinità di band: i romani Cosmonauti, i campani Bradipos IV, gli Uninvited, gli Ups, tutte band italiane con le contropalle. Per un breve periodo con mio fratello abbiamo avuto una nostra band di surf-pop strumentale, con nel cuore gli Shadows e i Cosmonauti, che restano i miei preferiti di sempre. Da molti anni a questa parte poi c'è Lorenzo Valdambrini alias Surfjoe che sta facendo cose egregie nel settore, compreso il festival surf. Sono comunque situazioni che ho conosciuto e apprezzato, ma sempre frequentato in maniera random.
Questa è una domanda che è stata rivolta a tutte le band provenienti dalle vostre zone, gruppi che negli ultimi mesi hanno portato gli addetti ai lavori ad usare il controverso termine "scena". Un giorno potrebbe essere pubblicato un libro con tutte le risposte che i musicisti responsabili di questo momento di fervore regionale hanno fornito a questa domanda. Che sta succedendo da quelle parti? Esiste davvero una scena musicale con delle dinamiche definite tra la costa emiliana e marchigiana?
Sta succedendo che quelle poche persone che hanno fiducia in sé e nelle proprie capacità, si ribellano alla riviera di tamarri che vogliono imporci. Quindi con dei buoni amici ce le creiamo noi le situazioni che più ci piacciono, lo facciamo da anni. Il segreto è nello scegliersi tra affini, senza essere troppo autoreferenziali. Poi se si può usare il termine "scena" non saprei davvero. Di certo sò solo che il Loop, la Spiaggiola, Molotov Booking, Macca, Bastardbeat, Duo Veleno, DjDivision e chissà chi altri dimentico sono tutte persone, dj, organizzatori che lavorano da annni nella nostra zona per offrire un'alternativa a se stessi e alle logiche dozzinali del divertimentificio adriatico. Ci sono inoltre delle band validissime e che ammiro profondamente, parlo di Chewingum, Contradamerla, North, Varnellis, Gentlemen, e anche qui dimentico sicuro qualcuno.
Ultima. E' poco più di un mese che i vostri brani sono in download, i giudizi che si leggono in giro sono molto positivi. Che programmi ha la band per i mesi invernali?
Siamo rimasti anche noi molto sorpresi dai tanti feedback positivi, ci sentiamo solo di ringraziare col cuore, continuare a farci il culo e di fare uscire altro bel materiale. Abbiamo avuto diverse proposte molto interessanti da gente che stimiamo e seguiamo da anni. Stiamo valutando il tutto molto seriamente. In autunno contiamo di suonare il più possibile: ovunque!
Davvero l'ultima. Come descriveresti la musica dei Karibean a una persona sorda?
Quando facevo il volontario per l'Anfass di Bologna spesso erano sotto la nostra tutela ragazzi non vedenti e con altre disabilità, con i quali si scherzava e si ascoltava musica senza l'atteggiamento di certe professoresse democratiche scandalizzate. A volte si faceva ascoltar loro gli Smiths, altre i Ramones. Notammo subito che con le melodie degli Smiths si sfregavano i genitali, con quelle dei Ramones davano delle testate nel cruscotto del pulmino. Ecco, ammesso che i Karibean richiamino le band di cui sopra, ad un sordo vorrei evitare almeno una di quelle due situazioni. Per cui gli farei vedere le onde da scirocco, i deltaplani del conero e la luce nei giorni lunghi di primavera. Credo che capirà.
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