venerdì 8 giugno 2012
Ci piacevano fin da quando si chiamavano Dive
Diventeranno la prossima grande cosa e lo faranno alla svelta. Ci scommettono già i bookmakers di Brooklyn nella loro puntate al Cake Shop. Ci saranno le corse a prendere i posti in prima fila per toccare da vicino il bowl platinato di Zachary Cole Smith, frontman di carisma e ottimo pedigree emilitanza dietro la batteria dei Beach Fossils. Sebbene assomigli al bimbo maschio che Kurt non ha mai avuto, Zach è il figlio d'arte di un compositore di jingle pubblicitari di discreto successo e con la chitarra pare che non scherzi per niente. Talento e genio, si sparano grosse durante le passeggiate in scatto fisso per le strade di Bushwick. Quello che mi esalta dei DIIV è che sembrano volersi prendere tutto e subito, altro che band nata per caso durante un pomeriggio di noia in uno scantinato della provincia americana. L'album è già pronto, s'intitola Oshin (il 26 Giugno per Captured Tracks), le attenzioni benevole della critica più relevant già conquistate, un seguito di fan già folto da prima che cambiassero il nome per omonimia con una band belga e singoli sparsi che tratteggiano senza troppi limiti il sound dei quattro. Un suono gelatinoso e sporco, un blob asfissiante dai colori pop e dal sapore kraut che un attimo prima che ti possa gettare nella malinconia ti spara addosso un riff shoegaze e ti riapre gli occhi dal sogno.
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