E' tutto vero e quando ieri pomeriggio ho letto il post con cui gli Air France hanno reso nota la decisione di "smettere di provarci" a fare musica mi si è scurita la giornata. Mi sembra di aver dedicato molto tempo alle loro canzoni, per qualche inspiegabile bizzarria climatico-sentimentale mi sentivo molto vicino a questi due pallidi trentenni svedesi che con una manciata di brani di eleganza sterminata hanno creato un culto: la balearica scandinava per quanto micro genere di elettronica, effimero e fragilissimo, è stato diffuso largamente e marchiato a fuoco dalla loro effige. Non molto tempo fa avevano fatto ancora una volta sapere che il nuovo album poteva essere vicino. La realtà era però che dal 2008, da quel superlativo No Way Down Ep, che a nome del duo elettro pop di Gothenburg era uscito nulla. Piuttosto che scrivere un coccodrillo sarebbe il caso di rimettere su i loro due dischi, farli girare ancora sul piatto e continuare a celebrarli. E' quello che ho fatto ieri sera, tra la tristezza nella lettura delle oneste parole di resa scritte da Joel ed Henrik e la nostalgia dei pensieri che sul dorso dei loro loop mi riportavano ai mesi caldi di quattro anni fa e a chi in un pigro pomeriggio mi passava delle cuffie dove la voce bianca di un bambino continuava a ripetere autisticamente "Sort of like a dream? No, better". Grazie ancora, Ari e Air France.
- Recensione No Way Down Ep
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