giovedì 15 marzo 2012

La primavera araba dei Literature

La scoperta dei Literature non è accaduta grazie alla solita imponente webzine americana o - più triste ancora - in uno di quei leaks blog. Arab Spring dei Literature l'ho ascoltato grazie a Kip Berman, cantante dei Pains Of Being Pure At Heart, che nel pieno delle gioie natalizie lanciava cuori e commenti di sostegno verso la misconosciuta band texana. Niente di particolarmente romantico insomma, mica come quando i dischi buoni te li passava il compagno di banco, l'amico di sbronze o il tipo della radio. Ma è il 2012 baby, e su, proviamo a convincerci che anche il romanticismo può avere il suo risvolto 2.0.

"The bandcamp is all we got for now" mi rispondeva Nathaniel tempo fa alla domanda su quando sarebbe uscito il disco. Arab Spring è in free download ma un obolo volontario lo merita davvero se non volete aspettare Aprile per la copia in vinile. Dieci canzoni che fanno da manuale di sopravvivenza da qui fino all'estate: le chitarre jangly saltellano sui cori che si lanciano a occhi chiusi in ritornelli dove ti ritrovi a confonderti con altri ventisette brani suonati da gruppi storici da garzantina dell'indiepop. E' una sensazione di facile fresco primaverile che prevale. C'è persino troppa naturalità e brillantezza per immaginare i quatto di Austin incartati nei nostalgici e a volte troppo filologici ranghi della Slumberland o in quelli più cupi e metropolitani della Captured Tracks.
Band come Mazes o Cloud Nothing avrebbero trovato ottimi rivali se i Literature fossero venuti fuori dall'anonimato un attimo prima. In Arab Spring sono centrifugati alla velocità massima gli stessi Pains insieme a Buzzcocks, il college rock e la scuola pop di Glosgow: un ascolto per intero vi occuperà ventidue minuti, l'ascolto ripetuto vi terrà lì per qualche settimana di seguito. Ci scommetto. Dopo tre mesi io sono ancora sotto shock per come i Literature siano arrivati dritti e inconsapevoli al dance first, think later!, sintesi agognata da migliaia di gruppi lì fuori che ogni giorno ci provano duramente con le chitarre sfrontate e i bulbi spettinati. Oggi, amici miei, abbiamo dei vincitori.

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