E' stato durante un week end in giro a saltare sui treni che mi sono innamorato dei Villagers. Non sapevo nulla a proposito della band, a parte aver ficcato il loro disco nell'iPod, avevo letto solo qualche twit positivo. Dopo un po' che ascoltavo l'album, Becoming A Jackal, in forzata modalità off line, ho cominciato a immaginare la pagina di wikipedia della band.
Li ho creduti americani, provenienti da uno di quegli stati super religiosi molto vasti e pieni di natura selvaggia; sicuramente una band di amici di lunga data, con barbe incolte, poca cura per l'abbigliamento e il poster di Bright Eyes in sala prove; chissà, forse al terzo o quarto album ma solo al primo pubblicato su una vera etichetta.
Niente di più sbagliato. In realtà la band è riconducibile alla sola figura di Conor O'Brien, irlandese e al debutto per la Domino, uno smilzo che partorisce le melodie con una chitarra che chiama Lolla. Bright Eyes dicevo (la title track, That Day), ma anche qualche salto verso un Patrick Wolf più casto (Ship Of Promises). Da più parti si legge di un disco cupo e triste. Secondo me è solo l'introspezione, il viaggio onirico di un ventenne di talento, che scandisce con precisione ogni parola nel tentativo di scacciar via gli spettri che la abitano.
Un folk pop per nulla noioso, grazie agli arrangiamenti che invece di chiudersi nelle ritrite spirali e i cliché da folk irlandese si aprono verso l'oceano e arrivano all'altra sponda (The Pact). Veramente facile scambiarlo per americano - guardate come è a suo agio con il sottofondo del traffico e le onde nello stretto dell'East River di New York - così come prevedere per Conor O'Brien un futuro in posti più affollati, fuori dalle nicchie.
Ci sono un sacco di video, tra apparizioni in tv, passeggiate per Londra, Parigi e imprecisati ascensori. Quando il giovane rimane a casa però, è molto meglio.
♫ Villagers - Becoming A Jackal (via)
♫ Villagers - The Pact (I'll Be Your Fever)
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